Negli ultimi dieci anni, un gruppo di biologi e scienziati informatici ben sovvenzionati ha tentato di reinventare la linguisticadiacronica su basi apparentemente più scientifiche. Questi studiosi trattano le parole come i teorici evolutivi trattano i geni, econcettualizzano la diffusione delle lingue allo stesso modo in cui gli epidemiologi tracciano modelli di diffusione di un virus. Agirein questo modo, ha permesso loro di risolvere, apparentemente, enigmi di lunga data come, ad esempio, quello dell'origine dellafamiglia delle lingue indoeuropee. Rifiutando la concezione tradizionale secondo la quale la lingua proto-indoeuropea apparve 4000anni prima di Cristo tra i pastori nomadi delle steppe pontiche, essi ne anticipano la comparsa a diversi millenni prima tra i contadini dell'Anatolia. Il fatto è che in realtà l'evoluzione linguistica non può essere compresa attraverso modelli non-linguistici che tendono a ridurre la lingua a una sequela di parole. Attraverso l'esame della effettiva geografia storica concernente la divisione e la diffusione delle lingue, mostriamo che la nuova linguistica evolutiva in definitiva non è che uno mero sforzo pseudo-scientifico. In contrapposizione a ciò, noi mettiamo a confronto una serie diversa di testimonianze che va dalle ricostruzioni del protoindoeuropeo, alla paleontologia linguistica e ad altre tecniche linguistiche all'avanguardia per chiarire la vexata quaestio delleorigini della lingua indoeuropea.