Molti sono i fermenti artistici a Roma nei primi decenni del Novecento. La linea “umanitaria”, che fa capo a Alessandro Marcucci e Duilio Cambellotti, dà vita a forme originali di arti applicate. E’ in contatto con loro Giacomo Balla, che sarà poi l’anima del futurismo romano, ufficialmente inaugurato dalla conferenza di Umberto Boccioni nel 1911. In quell’anno all’esposizione internazionale di belle arti – visitata anche da Le Corbusier – trionfa il padiglione austriaco, progettato da Hoffmann e dominato dalle opere di Klimt, anticipando la stagione delle Secessioni romane (1913 al 1916). Aprono gallerie d’arte, si fondano riviste, e in piena guerra si esibisce la Compagnia dei Balletti russi di Diaghilev, per la quale viene a lavorare come scenografo nel 1917 Pablo Picasso. Alla fine del 1918 si stabilisce a Roma Giorgio de Chirico e si comincia a parlare di ritorno all’ordine.