Lectio Magistralis di Andrew Wiles, dimostratore dell’Ultimo Teorema di Fermat. Introduce Piergiorgio Odifreddi L’intelligenza può anche bastare per capire la matematica, ma un po’ di ossessione è necessaria per fare ricerca attivamente. Diverso è per la scienza e per l’arte, perché un risultato lo si raggiunge. In matematica può non succedere. Per otto lunghi anni Wiles non ha praticamente pensato ad altro. “Pensavo soltanto a questo problema - confessa a Simon Singh, nel libro che racconta la sua avventura, L’ultimo teorema di Fermat, Rizzoli - era il mio primo pensiero quando mi svegliavo al mattino, l’unico pensiero della mia giornata e l’ultimo prima di addormentarmi. Soltanto mia moglie era al corrente del mio lavoro su Fermat. Glielo dissi in luna di miele, pochi giorni dopo il nostro matrimonio, e allora non poteva sicuramente immaginare che per tanti anni sarebbe stata la nostra spina nel fianco”. Una dimostrazione di duecento pagine, che è un capolavoro della matematica moderna. L’importanza di questa dimostrazione va ben oltre la risoluzione di un grande problema classico, ha infatti conseguenze incommensurabili per molti altri teoremi direttamente collegati ai diversi problemi che Wiles ha dovuto affrontare per arrivare alla soluzione dell’Ultimo Teorema di Fermat. “Dal punto di vista matematico la dimostrazione di Wiles - ha dichiarato John Coates, un suo collega - è l’equivalente della fissione dell’atomo o della scoperta della struttura del DNA”.