“Non esistono fatti, ma solo interpretazioni” è un’affermazione nietzscheana che divide il mondo della filosofia. La “ koiné ermeneutica”, che sembrava essere la cifra comune della filosofia occidentale fino a qualche decennio fa, sembra essere entrata in crisi. I fatti, nella loro durezza e incontrovertibilità , sembrano rivendicare ora i loro diritti. Ma esiste un fatto, che non sia riconosciuto e dunque interpretato come un fatto? Esistono dei “nuclei rocciosi” della realtà , della natura e della storia, che nessuna interpretazione può scalfire? E se invece non si dà alcuna realtà , se non una realtà interpretata e interpretabile, come stabilire i confini tra interpretazioni feconde e adeguate, e interpretazioni sterili, arbitrarie o inadeguate?