Il 1968 e il 1989 sono due anni che, ciascuno a suo modo, hanno cambiato il mondo. Sembrano non avere nulla in comune. Critica delle democrazie occidentali il primo. Aspirazione alla democrazia occidentale il secondo. Questa l’apparenza. Pure, un più profondo filo lega i due eventi: lo spirito libertario, la necessità di una democrazia che abbia al suo centro la figura del “dissidente”, e non il conformismo di massa. Del resto, all’est, molti saranno i protagonisti di entrambi i movimenti, soprattutto in Polonia e Cecoslovacchia. D’altro canto, il ’68 occidentale in genere non capì la Primavera di Praga, e in larga misura si fece irretire nelle sirene maoiste. Mettere oggi a confronto, su entrambi quegli eventi, protagonisti del ’68 al di qua e al di là del “muro” può consentire di capire affinità e distanza tra due “etiche della rivolta”. A farlo sono i protagonisti diretti di quegli eventi, che nei loro paesi parteciparono non solo all’elaborazione del pensiero ma lo tradussero in azione.